Lo shopping in negozio si fa dallo Smartphone

Avete mai sentito parlare di proximity marketing?

Lo shopping in negozio si fa dallo Smartphone

Lo shopping in negozio si fa dallo Smartphone

Avete mai sentito parlare di proximity marketing?

Vi aiutiamo a capire meglio di che cosa si tratta: è una teoria di marketing che mette in comunicazione diretta il consumatore con il prodotto, stimolandolo all’acquisto. In italiano potremmo chiamarlo marketing di prossimità, perchè appunto si basa sulla vicinanza del consumatore al negozio e al prodotto.

Vengono  quindi veicolati dei contenuti verso alcune persone in base alla loro posizione. Ma come avviene tecnicamente questo processo?

Come funziona il proximity marketing

Occorrono innanzitutto due tipologie di strumenti: uno hardware e uno software, il primo è denominato beacon ed è assimilabile ad una sorta di trasmettitore che funziona con il Bluetooth, riesce ad individuare i dispositivi che si trovano nel suo raggio e permette di interagire con essi. Il software invece è una piattaforma che permette il dialogo tra il beacon e il device. Le persone quindi possono vivere delle esperienze arricchite da contenuti, informazioni e contenuti multimediali di approfondimento, sia che si tratti di prodotti commerciali che di musei, fiere piuttosto che di turismo.

iBeacon di Apple

In generale ancora non è una tecnologia particolarmente diffusa, anche se a partire dal 2013 con l’avvento di iBeacon (la nuova tecnologia creata da Apple e introdotta con l’uscita di iOS 7) si è sentito maggiormente parlare di questo tipo di approccio al marketing. Come afferma Rickard Andersson,  Senior Analyst di Berg Insight Il concetto di marketing Bluetooth è stato rinvigorito dopo l’introduzione di Apple dell’iBeacon nel 2013”. Sempre secondo Andersson questa tecnologia è destinata a decollare sempre di più per sfruttare al massimo l’analisi dei clienti che si aggirano nelle vicinanze dei loro negozi.

Esempi di proximity marketing in Italia

Ma vediamo nel dettaglio alcuni fra i più recenti esempi di proximity marketing applicata in ItaliaNella nostra ricerca ci siamo imbattuti nella Jointag che si propone di creare un’unione tra due mondi:  vita sociale reale e quella virtuale, e che ha sviluppato piattaforme di proximity marketing per Ikea, Zuegg e Johnson & Johnson. Per approfondire vi consigliamo di leggere un’intervista del Corriere della Sera al CEO Marco Brandstetter.

E´ fresca di pochi giorni la notizia di un’app proposta da OVS, che introduce Connection Message, una piattaforma di proximity marketing, che agevola il dialogo in negozio con i clienti. Chi si troverà nel raggio di 200 metri e sarà possessore dell’app OVS potrà ricevere sul proprio smartphone novità e promozioni, con notifiche push su prezzi, prodotti in base alle aree del negozio e coupon che potranno utilizzare subito in cassa.

Un’altra app tutta italiana è checkbonus che è assimilabile ad una specie di carta fedeltà dei punti, che permette semplicemente entrando nei punti vendita di ottenere sconti e promozioni, attualmente hanno aderito varie catene fra cui: Marco Polo Expert, Adidas e Coin. Si tratta quindi di un strumento di proximity marketing che coinvolge da un lato il consumatore con il sistema di accumulo dei punti  e per le catene come generatore di store traffic.

Dove finisce la nostra privacy?

Naturalmente uno dei rischi che subito si intravede all’orizzonte è la privacy, la nostra! Trattandosi di una tecnica di marketing che si basa esclusivamente sul fatto che ci troviamo “nei paraggi”, rischia di diventare invadente quanto il buon vecchio volantinaggio selvaggio, solo in forma interattiva e più evoluta. Ma che fine fa in tutto questo la nostra privacy? Il fatto di poter essere intercettabili tramite il bluetooth, che magari abbiamo dimenticato attivato, che conseguenze può avere? Continuiamo a considerare corretto ricevere promozioni e offerte? Quali possono essere le evoluzioni di questo tipo di tecnologia applicata al marketing? Cosa ne pensate?